Dalla planimetria del Catasto Napoleonico del 1810 l’edificio occupa la posizione attuale e corrisponde, assieme ad un’altra particella, al numero di mappale 442.
Il prospetto nord (lungo 14,31 m) è l’unico visibile in quanto gli altri sono celati dagli edifici adiacenti. La struttura si sviluppa su tre livelli fuori terra e la facciata è rifinita con laterizi posati a faccia vista.
Al pianterreno il portico è impostato su quattro alte ed imponenti arcate a tutto sesto poggianti su alti pilastri intonacati. Gli archi presentano una ghiera semplice costituita da laterizi posti di taglio e bardellone semplice. Queste arcate possono essere definite “giganti” per l’altezza che le caratterizza: l’altezza dei piedritti varia infatti tra 4,28 m e 4,32 m e la freccia dell’arco varia da 1,35 m a 1,39 m per un’altezza complessiva del portico che va dai 5,63 m ai 5,71 m. La luce degli archi, in confronto all’altezza, risulta relativamente esigua variando tra i 2,65 m e i 2,70 m dando dunque l’aspetto di portico alto e stretto.
Tra il primo e il secondo piano sono visibili tracce di cornici in pietra di Nanto di aperture oggi tamponate e, al primo piano, si aprono cinque monofore rettangolari. Rivestite per lo più da cornici in pietra, alcune di queste presentano lacerti della cornice in pietra di Nanto che caratterizzava queste aperture in una fase più antica. Al piano superiore si aprono ulteriori cinque finestre rettangolari, sempre con cornice, che risultano in asse con quelle del piano sottostante. Al di sopra di queste sono identificabili dei lacerti di cornice in pietra di Nanto, plausibilmente ciò che resta di finestre più antiche in seguito ridotte di dimensioni. Infine il tetto risulta poggiato su travi lignee.
Maretto definisce le arcate di quest’edificio come portici romanici “giganti” e li attribuisce al XIII secolo (Maretto 1983, p. 107). Lo studioso si focalizza non solo sull’altezza considerevole del portico, ma anche sull’ampiezza ridotta della luce degli archi che lo porta ad ipotizzare un accesso laterale alla corte posteriore (per l’introduzione di merci e prodotti), poiché l’ampiezza delle arcate del fronte principale sarebbe stata troppo esigua per il passaggio dei carri.