Alla prima fase costruttiva dell’edificio

corrisponde la poderosa base trachitica.

Gli otto fori quadrati in corrispondenza del

dodicesimo filare sul prospetto est, furono

praticati nel 1932 come alloggio per i travi di un

solaio in corrispondenza del primo piano  Alla prima fase costruttiva dell’edificio doveva appartenere anche una cornice sorretta da peducci sormontata da una sequenza di archetti ciechi a tutto sesto in laterizi di cui risultano ancora visibili dei lacerti in corrispondenza degli angoli del prospetto est. Gli elementi architettonici permettono di  riferire questa prima fase di costruzione al XIII secolo.

Ad una seconda fase,  è riferibile la

demolizione della cornice ad archetti ciechi a

tutto sesto in laterizi e l’inserimento di una

nuova muratura in corrispondenza dell’area

centrale dei prospetti.

La terza fase è stata individuata grazie ad

alcune fotografie d’epoca scattate prima dei

restauri del 1932. In questa fase è avvenuto

l’inserimento nella muratura di due finestre

rettangolari caratterizzate dalla presenza di una

ricca decorazione in finto bugnato in laterizi

che, nella parte superiore dell’apertura, si

sviluppa in un’articolata struttura “a petalo”,

poste in corrispondenza del primo e del

secondo piano. Tale tipologia di aperture,

presenta un confronto diretto con le quattro

finestre ancora oggi visibili sul prospetto ovest

dal cortile interno dalla torre. Lionello Puppi

colloca queste tipologie di aperture nel XVI

secolo.

L’ultima fase costruttiva corrisponde al

restauro del 1932. L’intervento di restauro, fu

avviato a seguito dell’interruzione di lavori edili

non autorizzati intrapresi dai proprietari

dell’immobile nel 1928, che riguardarono in

particolar modo la costruzione di un vano scala

a ridosso del prospetto nord della torre (a cui fu associata la decisione di scalpellare i conci in

trachite presenti su di esso) e il tentativo di

aprire una bottega con affaccio su via Savonarola in corrispondenza del cortile interno del fabbricato. Al fine di questa operazione i blocchi in trachite presenti sul prospetto ovest furono smantellati. A seguito di un rilievo eseguito dall’Ingegnere

Capo del Comune di Padova, Luigi Paggiotto, il

Soprintendente all’Arte Medievale e Moderna,

Gino Fogolari impose il restauro in stile, teso a

restituire l’aspetto ritenuto originale

dell’edificio. L’intervento comprese la ricostruzione e il probabile innalzamento dei merli associato alla realizzazione di aperture con i rispettivi davanzali in laterizio, il tamponamentodelle finestre “a petalo”, sostituite da semplici aperture rettangolari e sormontate da piattebande in laterizi, una delle quali dotata di un davanzale in cemento. A ciò va aggiunta l’apertura sul prospetto est di una finestra rettangolare di piccole dimensioni