L’analisi stratigrafica del prospetto est ha permesso di individuare principalmente cinque fasi costruttive.

Alla prima fase sono da far risalire essenzialmente la torre, per quasi tutta la sua altezza, ad eccezione del coronamento, e molto plausibilmente il corpo di fabbrica rettangolare (palazzo) che le si addossava. Sia le caratteristiche tipologiche (palazzo con torre) sia la tecnica e i materiali costruttivi (base in muratura costruita con grandi blocchi di trachite romani e alzato in muratura di laterizio anch'esso romano), inducono a datare il complesso alla fine dell'XI secolo, momento vengono costruiti altri edifici simili.

La seconda fase è caratterizzata dall'aggiunta del portico nella parte centrale del palazzo. Sembrano originali alcuni lacerti di bardellone "a dente di sega" delle arcate, anche se la maggior parte pare di restauro. A questa fase appartengono pure le bifore tamponate con identica decorazione.   La seconda fase è collocabile verso il XIII secolo. Dall’inizio del 1200 i Forzatè-Capodilista godono di una posizione molto rilevante all’interno della città, indice anche di una considerevole ricchezza economica, che permette loro di investire risorse nella ristrutturazione dei beni immobili familiari.

La terza fase corrisponde a lavori di ampliamento nella parte destra del corpo di fabbrica, dove una serie di risarcimenti e di interventi sono riscontrabili nel cambiamento di colore, tessitura, dimensioni e forma dei materiali costituenti il paramento murario. Verso la metà del XV secolo Giovanni Francesco Capodilista (poco prima della sua morte nel 1452) decise di avviare una grande opera di ristrutturazione del palazzo, ampliando ulteriormente l’edificio (ASP, Estimo 1418, tomo 56, foglio 43). È a questo intervento che si può ascrivere la terza fase.

Nella quarta fase l’edificio assume l’aspetto che ha tuttora, vale a dire un corpo centrale con due ali ai lati. L’intervento più evidente in facciata è sicuramente il grande scasso per l’inserimento delle finestre esagonali. Oltre all’apertura del portone centrale, in questa fase si colloca la risistemazione di tutte le finestre della facciata. La quarta fase potrebbe essere datata alla seconda metà del XVIII secolo, quando la famiglia Emo-Capodilista decise di impegnarsi in un profondo rinnovamento del palazzo, commissionando i lavori all’architetto Novello. Si trattò di un grande lavoro di ristrutturazione e ampliamento con l’apertura al primo piano una grande sala di rappresentanza e la costruzione di una piccola loggia nella parte settentrionale dell’abitazione. Novello lavorò per la famiglia anche nella costruzione della palazzina antistante il palazzo, detta “casino Capodilista” (Puppi, Zuliani 1977, p. 208).

Sono statI raggruppati nella quinta fase restauri e interventi posteriori, non meglio databili, fino a quelli dell’architetto Novello. Le tracce più evidenti sono quelle dell’innalzamento dell’ultimo arco del portico a sud (per equipararlo agli altri), e il rifacimento della copertura della torre (da riferirsi ai restauri avvenuti ad opera dell’architetto Domenico Rupolo).Tutti gli interventi effettuati in quinta fase seguirono quelli di Novello e possono essere dunque considerati post XVIII secolo. Nel 1919 i proprietari del palazzo intrapresero un nuovo intervento di restauro che mirava ad evidenziare i caratteri medievali della struttura, in particolare quelli duecenteschi, cercando di eliminare gli interventi successivi. I lavori furono presi in carico dall’architetto Domenico Rupolo che proprio con questo spirito aggiunse una merlatura guelfa al corpo centrale del palazzo. Nel 1998 durante il passaggio di proprietà del palazzo il nuovo proprietario fu infine l'occasione per un nuovo intervento di restauro affidato all’architetto Loris Fontana.